Yossiel Barroso Almeida al MIDAC – testo di Alfonso Caputo

4 Lug

Believe?! di Yossiel Barroso Almeida

Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero [] in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione [](dal primo Manifesto surrealista del 1924)

L’arte del Novecento ci ha lasciato in eredità correnti artistiche e filosofiche che, soprattutto dagli ultimi anni del secolo scorso ad oggi, si sono mescolate e fuse continuando a scorrere sotterranee in assenza di nuovi movimenti che sapessero o potessero incanalare l’arte contemporanea del XXI secolo.

Tutto è superato, ma allo stesso tempo tutto continua ad esistere, sia pure frammentato e non sempre riconoscibile.

Più che a creare nuovi movimenti oggi gli artisti sono impegnati in una continua ricerca della propria identità, cosa non facile visto che ormai gli esseri umani vivono immersi in quella che viene definita la civiltà dell’immagine.

Tutto è bombardamento mediatico ed è difficile cogliere le differenze tra ciò che è arte e ciò che è riproduzione.

Ci si interroga continuamente proprio su ciò che può essere definito arte.

Yossiel Barroso Almeida non si pone questo problema. La sua formazione artistica, presso l’Accademia Nacional de Bellas Artes de San Alejandro, a L’Avana, forte e completa, le permette di concentrarsi sulla sua progettualità senza esitazioni.

Dal progetto alla realizzazione il passo è naturale e non soffre di limitazioni.

I lavori che fanno parte della sua serie “Believe?!” sono parte di una visione ampia che supera quella che potremmo definire l’ispirazione di un momento.

Non sono estemporanei. In essi non c’è nulla di casuale.

Ma proprio come enunciato nel primo manifesto surrealista, a distanza di novanta anni, Yossiel si lascia andare ad una espressione immaginifica nella quale tutto è possibile senza essere mai esagerato.

Non una mera riproduzione di schemi apparentemente superati, ma l’originale interpretazione, in chiave assolutamente contemporanea, di una potenzialità espressiva e concettuale.

Il colpo d’occhio è gradevole e ogni lavoro costituisce uno stimolo per uscire dal rigido controllo della razionalità.

Libera da vincoli formali, questa artista propone la sua arte senza formalismi e priva di ogni dogmatismo.

La libertà della sua creatività si trasmette all’osservatore generando un gradevolissimo senso di leggerezza di cui, particolarmente nei momenti più critici della nostra esistenza, individuale e collettiva, si sente assolutamente un grande bisogno.

Alfonso Caputo
Luglio 2014 – Belforte del Chienti

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