Juan Pablo Chipe al MIDAC – testo di Alfonso Caputo

19 Mar

Il limite tra l’illusione e la realtà è uno dei temi più dibattuti da sempre, ma lo è ancor di più dopo l’entrata prepotente della pubblicità nelle vite degli esseri umani che ha prodotto un crescente interesse su questo tema.

Catturare un’immagine con gli occhi seguendo il proprio desiderio è una illusione dal momento che gli illusionisti della pubblicità obbligano in realtà a compiere il percorso inverso: ovvero ci fanno vedere un’immagine creando in noi un desiderio.

Juan Pablo Chipe, attraverso questa serie di lavori, ha creato un mondo fatto di collage digitali realizzati ritagliando dettagli, figure e simboli.

Va sottolineata, come prima cosa, la pulizia totale dell’intervento tecnico che con un’impressionante precisione costruisce il prodotto finale senza che si possano distinguere le cuciture, gli attacchi, tra gli elementi utilizzati.

Poi, passando ad un livello di lettura più profondo, si può osservare come la fusione non è eseguita in modo casuale, ma rientra in una logica che tende, senza mistero, ma anche senza invadenza, a generare l’elemento di riflessione proprio in virtù delle scelte attentamente operate.

Il contrasto, che a volte potrebbe sembrare stridente, provocato dall’accostamento di elementi tra loro fortemente disomogenei e lontani, si dissolve in una percezione agevolata dalle chiavi di lettura proposte.

La banalità insita nel cercare, con ornamenti ed orpelli, di occultare una vacuità intellettuale.

La stringente provocazione di modelli esaltanti una bellezza, fallace e fugace, messi in relazione con modelli rappresentanti valori più profondi e veri, quotidianamente dileggiati dai più comuni media e dalla comunicazione di massa.

L’ipocrisia di cercare di nascondere pensieri poco nobili dietro facciate di perbenismo.

Tutto questo emerge con prepotenza portando l’osservatore a passare da un’iniziale stato di leggerezza ed ilarità ad uno stato più profondo di riflessione e di rivalutazione dell’ambiente in cui vive ed anche, in fondo, delle proprie percezioni e della propria libertà di formarsi un pensiero autonomo e non condizionato.

L’invito ad avvalersi di questa proposta di Juan Pablo Chipe nell’affrontare queste evidenti contraddizioni che tutti, nessuno escluso, si trovano a vivere nella propria quotidianità è pertanto un invito a riaprire punti di vista considerati inamovibili.

È un invito a prendersi gioco, senza doverne per questo provare smarrimento o vergogna, dei luoghi comuni.

È, infine, un invito ad apprezzare l’abilità tecnica e concettuale di un artista che da anni fa della provocazione il proprio mezzo privilegiato per stimolare senza ferire i sentimenti e le sensibilità degli altri.

 Alfonso Caputo
Marzo 2014 – Belforte del Chienti

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